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giovedì 19 settembre 2013

Il piacere estetico del passato.

A volte mi soffermo a guardare le vecchie foto di famiglia. Quelle con il film un po’ sgranato, dal sapore anticato, ingiallite ancor prima che trascorresse il tempo.

Io ad esempio adoro le fotografie in bianco e nero.  Nel salotto dei miei nonni ve ne è una che li ritrae vicini: mia nonna ha dei boccoli raccolti e mio nonno una coppola che gli conferisce un certo sex-appeal.

Adoro quella foto, come la maggior parte delle foto in bianco e nero, perché non puoi distinguere altri colori. Non si vedono gli occhi verdi di mio nonno, o le paffute guance rosate di mia nonna.

Ad alcuni potrebbe sembrare incompleta una fotografia di questo genere, e per un certo verso limitante.
Ma è proprio quando le cose non si rivelano nella loro interezza e completezza, che compare la magia, e con essa l’immaginazione.
Sento molto spesso una forte nostalgia per quei tempi, tempi che non ho mai vissuto naturalmente, ma che rivivo attraverso quei ritratti, attraverso i racconti dei miei nonni:

le lettere che si inviavano quando erano giovani e innamorati, quando la distanza li separava. E loro si 
scrivevano queste lettere d’amore che in un arco di tempo che oggi parrebbe eterno percorrevano tutta l’Italia, arrivando al confine con la Svizzera, e poi finalmente nelle mani dell’amato.

Quanto tempo impiegavano quelle parole d’amore per essere lette, accolte, respirate e memorizzate nel cuore?

Avevi il tempo per amare, senza fretta, senza incombenze, senza problemi.
Il tempo per disvelare i sentimenti.
Un tempo che non era mai troppo lungo per andarsene, per pensare ad altro, per dimenticare. Quell’attesa  invece stimolava l’immaginazione, e l’incanto.

Ecco,io provo nostalgia per quell’attesa.
Il web avrà portato sicuramente innumerevoli vantaggi, ma a volte siamo talmente travolti da questa immediatezza come da uno tsunami impetuoso da non prenderci il tempo di aspettare e poi attendere la nostra metà. Ogni velo viene ormai calato con tanta fretta, da non portarci a vedere  se sia rimasto altro ancora.  Ad immaginare altro ancora.
Il piacere estetico che provo nel vedere quelle foto, nel nutrirmi di quei racconti mi portano a capire il piacere dell’attesa, delle speranze, dei sogni fatti ad occhi aperti.


Mia nonna scrisse a mio nonno che aveva tagliato i suoi lunghi capelli. Lui le chiese di mandargli una foto, che gli sarebbe arrivata un mese dopo. Come poi la vide, le scrisse che era bellissima, proprio come l’aveva immaginata.