Ho sempre pensato di non essere una persona fuori luogo. La
sicurezza che negli anni ho acquisito mi ha permesso di sentirmi me stessa in
ogni situazione, di riuscire a cavarmela in ogni contesto. Ma soprattutto di
rimanere me stessa, di non lasciarmi condizionare in maniera troppa eccessiva o
negativa, né di lasciare che mi sentissi
alla non-altezza di qualcosa o qualcuno.
Mia madre, fondamento della mia esistenza - e questa
egoistica definizione è fin troppo limitata - mi ha sempre ricordato che nella
vita avrei potuto fare ed essere qualunque cosa volessi, tuttavia senza alcuna
pretesa, ma con umile riconoscenza di limiti che credo che tutti abbiano;
sicché avendo alle spalle una persona così fragilmente forte- scusate questo
aspro contrasto ossimorico - accompagnata negli anni da letture e musiche che
hanno inevitabilmente curvato il mio carattere, mi sono sentita sempre sicura
di me stessa, e come dicevo, mai fuori luogo. Eppure ciò non ha fatto in modo
che io non mi sentissi fuori tempo, e credo che ciò in parte derivi dalla forte
educazione insegnatami in maniera così naturale dai miei genitori e dalla
scelta dei miei studi antichi. Questo mondo troppo frenetico e strano sembra
cogliermi come un estraneo; i rapporti sociali mi sembrano essere chiusi e
limitati; in generale mi sembra di assistere ad un esecrabile imbarbarimento,
cui non credo di esserne totalmente immune, mio malgrado. Cerco di recuperare
tramite le letture e i film un mondo che mi si presenta quasi come etereo,
intellettualmente stimolante, visceralmente divertente, utopicamente giusto, ma
soprattutto romantico.
E fuori dal tempo è stato leggere tutto d'un fiato questa
lettera d'amore, scritta nel 2006, un anno prima che Andrè Gorz e sua moglie
decidessero di non sopravvivere l'uno alla morte dell'altro.
Storia di un amore, lettera di perdono, epilogo di due vite,
esperienza universale ed unica al contempo in poco più di settanta pagine. Mi
piace interpretare a modo mio, forse stravolgendo anche l'intento dello
scrittore, questo testo: quando l'amore che "è impossibile spiegare
filosoficamente perché si ama e si vuole essere amati da quella precisa persona
con l'esclusione di tutte le altre” riesce ad unire in questo modo due anime
facendo sì che, come dice Gorz alla moglie "il nostro rapporto diventa il
filtro attraverso cui passa il mio rapporto con il reale" è quanto più di
meraviglioso e distruttivo possa instaurarsi tra due amanti.
Gorz sente il bisogno di riscattare la moglie - musa e
pilastro della sua vita, della sua carriera, della sua attività , del suo
rapporto con il mondo e con se stesso-
dal fatto di aver taciuto l'importanza di questa presenza in precedenza;
l'importanza di questo essere femminile con il quale Gorz aveva potuto mettere
tutto in comune, perché in partenza non avevano quasi nulla.
Lei aveva compreso il suo bisogno di esprimersi. Nella
lettera scrive a Dorine, la moglie: "-La tua vita, è scrivere. Allora,
scrivi- ripetevi. Come se la tua vocazione fosse di confortarmi nella
mia."
Lei semplicemente lo aveva compreso, gli aveva fatto
accettare la sua esistenza. Lui semplicemente non poteva amare che lei.
<<hai appena compiuto ottantadue anni. Sei sempre
bella, elegante e desiderabile. Sono cinquantotto anni che viviamo insieme e ti
amo più che mai. Recentemente mi sono innamorato di te un'altra volta e porto
di nuovo in me un vuoto divorante che solo il tuo corpo stretto contro il mio
riempie. Ci siamo spesso detti che se, per assurdo, si potesse vivere due volte, ci sceglieremmo
di nuovo>>
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