A volte mi soffermo a guardare le vecchie foto di famiglia.
Quelle con il film un po’ sgranato, dal sapore anticato, ingiallite ancor prima
che trascorresse il tempo.
Io ad esempio adoro le fotografie in bianco e nero. Nel salotto dei miei nonni ve ne è una che li
ritrae vicini: mia nonna ha dei boccoli raccolti e mio nonno una coppola che
gli conferisce un certo sex-appeal.
Adoro quella foto, come la maggior parte delle foto in
bianco e nero, perché non puoi distinguere altri colori. Non si vedono gli
occhi verdi di mio nonno, o le paffute guance rosate di mia nonna.
Ad alcuni potrebbe sembrare incompleta una fotografia di
questo genere, e per un certo verso limitante.
Ma è proprio quando le cose non si rivelano nella loro
interezza e completezza, che compare la magia, e con essa l’immaginazione.
Sento molto spesso una forte nostalgia per quei tempi, tempi
che non ho mai vissuto naturalmente, ma che rivivo attraverso quei ritratti,
attraverso i racconti dei miei nonni:
le lettere che si inviavano quando erano giovani e
innamorati, quando la distanza li separava. E loro si
scrivevano queste lettere
d’amore che in un arco di tempo che oggi parrebbe eterno percorrevano tutta
l’Italia, arrivando al confine con la Svizzera, e poi finalmente nelle mani
dell’amato.
Quanto tempo impiegavano quelle parole d’amore per essere
lette, accolte, respirate e memorizzate nel cuore?
Avevi il tempo per amare, senza fretta, senza incombenze,
senza problemi.
Il tempo per disvelare i sentimenti.
Un tempo che non era mai troppo lungo per andarsene, per
pensare ad altro, per dimenticare. Quell’attesa
invece stimolava l’immaginazione, e l’incanto.
Ecco,io provo nostalgia per quell’attesa.
Il web avrà portato sicuramente innumerevoli vantaggi, ma a
volte siamo talmente travolti da questa immediatezza come da uno tsunami
impetuoso da non prenderci il tempo di aspettare e poi attendere la nostra
metà. Ogni velo viene ormai calato con tanta fretta, da non portarci a
vedere se sia rimasto altro ancora. Ad immaginare altro ancora.
Il piacere estetico che provo nel vedere quelle foto, nel
nutrirmi di quei racconti mi portano a capire il piacere dell’attesa, delle
speranze, dei sogni fatti ad occhi aperti.
Mia nonna scrisse a mio nonno che aveva tagliato i suoi
lunghi capelli. Lui le chiese di mandargli una foto, che gli sarebbe arrivata
un mese dopo. Come poi la vide, le scrisse che era bellissima, proprio come l’aveva
immaginata.